“...Giromel è un cézanniano viscerale, talmente interiorizzato da non distinguere più l’esempio del maestro da sé stesso, Montello è la sua la Sainte-Victoire. Ma accanto al Post-Impressionismo, accanto a un naturalismo francese a cui Nicolas de Staël, certamente studiato dal nostro, fornisce il punto di massimo avvicinamento all’astrazione, accanto, dunque, a una pittura interpretata come visione dell’apparente, Giromel mantiene saldo il rapporto anche con una tradizione italiana che riconosce al disegno la facoltà di estraniare l’oggetto dalla realtà che dovrebbe rappresentare, secondo un percorso che da Casorati potrebbe giungere fino al Gentilini delle “cattedrali” stilizzate, per non dire di un modo specificatamente veneto di confrontarsi con gli umori di natura, da Francesco Guardi a Favretto, dai Ciardi a Nono, da Fragiacomo al Tito meno pompier.” Vittorio Sgarbi